Dal 2019 TokyoNoise.net si rinnova!
Rinasce a nuova vita il portale italiano sulla musica giapponese, online dal 2006.
La vecchia versione rimarrà online come database storico, ma vieni a trovarci su tokyonoise.it e seguici sui nostri account ufficiali di Facebook, Twitter e Instagram per non perderti tutte le news e gli articoli più importanti di ogni settimana.
Ai Otsuka
recensioni
di zefis90
Pubblicata il 18 Gennaio 2010
Giunta a una fase della propria carriera, in cui ha ottenuto riconoscimenti di ogni generi e piazzato innumerevoli chart-toppers per sei anni di fila, Ai Otsuka dà il via a una nuova fase, un nuovo spiraglio di innovazione che la dovrebbe mettere in luce come un'artista poliedrica e dalle mille sfaccettature. Immedesimandosi nel suo alter-ego leporino dall'iconico nome LOVE (quest'ultimo, oltre ad essere anche il nome della stessa cantautrice, è un termine su cui ci ha fondato la sua stessa carriera), la ragazza intraprende la strada dell'elettronica e delle sperimentazioni techno-house con l'EP “LOVE.IT”, in generi in cui non ha mai messo il piede più di tanto, ma che comunque li commistiona e li denatura col pop scanzonato e demenziale di cui è forse l'esponente di punta nel panorama nipponico. Ed è forse questa scelta, infantile ma che piace dannatamente al pubblico giapponese, il motivo per il quale io la Otsuka non sono mai riuscito ad apprezzarla; trovo determinate scelte artistiche totalmente fuori luogo e alquanto discutibili, e alla consolidata formula musicale adottata dalla cantante non sfugge purtroppo nemmeno questo prodotto, che invece avrebbe potuto costituire un nuovo impeto creativo, utile finalmente a farmela piacere. Ma purtroppo non è successo, e cerchiamo di vederne il perché. Beats futuristici, potenti e trascinanti, aprono la opening track “MAGIC”, che ben farebbero prospettare per l'inaspettata piega che la musica della Otsuka poteva prendere. Purtroppo invece, la cantante torna nel suo magico mondo fatto di zucchero e fatine, lanciandosi in un cantato trapanante e veramente fuori luogo. Capisco che si tratta della personificazione della cantante nella sua mascotte a forma di coniglio, ma il tutto veramente risulta insopportabile e totalmente errato sotto ogni punto di vista, almeno per quanto riguarda la parte canora. La musica infatti, sarebbe anche apprezzabile e in un certo qual modo anche degna di un certo interesse, ma purtroppo i vocali abbattono la traccia e la rendono assolutamente deprimente. Non che comunque “STARLIGHT” risollevi le sorti della brutta piega che sembra aver preso il disco sin dall'inizio. Elettronica più vicina (Dio ce ne scampi) allo scanzonato pop verso il quale tutta la sua musica, quale pezzo di più, quale pezzo di meno, è improntata, si fonde ad una voce ancora maggiormente disturbata e disturbante, visto il massiccio impiego dell'audiotune, che a differenza di una MEG o di una Mitsuki Aira, non ha niente da mettere in risalto, ma riesce a peggiorare ulteriormente le (bisogna riconoscerlo) limitate doti vocali della Otsuka mettendone in risalto i lati più fastidiosi e ridicoli, specialmente quando la cantante cerca di essere più sensuale e brillante. Per carità, operazione onestissima e sicuramente lodevole, ogni tanto cerca di non essere scipita e irritante, ma davvero serviva tutto questo passaggio al vocoder? “MOONLIGHT”, invece, sembra invertire la rotta destinata al naufragio che sembrava aver adottato tutto quanto il disco, a favore di una musica più ricercata e particolare, e di una voce ben più naturale e degna di nota che in precedenza. Brano che si appoggia pesantemente sulla batteria elettronica che scandisce il ritmo e lo indirizza lungo tutto il corso dei 4 minuti di durata della traccia, ma poi prorompe in una caotica, ma ben orchestrata, polifonia elettronica che molto assomiglia alla MEG degli esordi. Traccia sicuramente più ordinata, ma al contempo anche alquanto raffinata ed interessante, propone una Ai Otsuka sicuramente vivida e giocherellona, che sa però il fatto suo e sforna un mini-gioiellino. Ahimè, “RED EYE” non si staglia però ai livelli del pezzo che lo ha preceduto, ma ritorna ai blandi e fiacchissimi livelli dell'inizio. Annoia, non ha nessun fascino o motivo per cui qualcuno potesse rimanere piacevolmente sorpreso dal brano, con una musichetta che ricorda molto le vuote sigle dei cartoni animati, e una voce che, meno male, sa riscattarsi e piazzarsi a livelli accettabili, ma che di certo non sa stagliarsi in un contesto vuoto come questo. Indubbiamente una traccia da skippare senza tante remore. “White Choco”, primo singolo estratto per promuovere un disco che è stato un fallimento totale anche nell'ambito delle vendite (probabilmente i Giapponesi non si sono accorti si trattasse di un lavoro di una delle loro più amate beniamine), ha il non invidiabile primato di essere ancora più insulsa e terrificante rispetto alla precedente. Musichetta trashissima, accostabile a quella dell'inspiegabilmente nota e orripilante “Sakuranbo”, propone una Otsuka capace di far apparire il brano ben più gracchiante e insopportabile del normale. Pseudo-chitarre elettroniche vicine alle terribili melodie di MOON-kana, beats vacui e privi di significato, voce terribile, claustrofobica, sempre alla ricerca di una melodia che sembra non riuscire proprio ad interpretare, il tutto appare un aborto musicale che probabilmente in pochi sarebbero capaci di prendere in considerazione, ma a quanto pare, alla cantautrice ciò ha interessato poco, basta vedere la scelta di proporlo anche come singolo di lancio per il prodotto. Chiude questo mefitico disco “LOVE no theme”, che punta, come se già non fosse bastato, agli incanti fiabeschi di cui, bene o male, tutto quanto il mini-album è impregnato, tornando comunque a soluzioni electropop che un po' mitigano la piega demenziale che anche questo pezzo sembra prendere. Beats che potrebbero essere piacevoli, ma che purtroppo paiono essere sconclusionati e fastidiosamente ripetitivi, compiono un asincrono micidiale con la voce di Ai, che sfortunatamente non risolleva le sorti del brano, ma fa invece naufragare il tutto, chiudendo in modo emblematico un EP che meno male è passato tranquillamente in sordina anche in un Paese amante del trash, come il Giappone, e verrà ricordato ( e giustamente), come un prodotto minore della carriera di una delle interpreti simbolo di questi anni '00. L'edizione DVD del disco contiene i clips usciti per “MAGIC”, “White Choco” e “LOVE no theme”, e sembra di trovarsi in un altro mondo. Apprezzabili e notevoli per la qualità e la fantasia che li caratterizza, avrebbero veramente potuto essere accompagnati da musiche più ricercate ed interessanti, nelle quali purtroppo naufragano anche i brevi, ma divertentissimi cortometraggi animati, che risollevano veramente le sorti di un album orrido e qualitativamente scarsissimo. Fortunatamente “LOVE.IT” se lo ricorderanno in pochi e la Otsuka può stare tranquilla che questo suo progetto alternativo non le costerà di certo la faccia. Spero soltanto che si ritorni ai livelli, se non buoni, comunque apprezzabili del periodo di “LOVE LETTER”, e che l'artista lasci da parte una sfera musicale che non la premia e non le pertiene, per quanto sarebbe stato interessante vederla alle prese con una formula riuscita anche nell'ambito dell'electropop, puntando con tutto il rigore possibile verso sonorità a lei più congeniali e proprie. Qualità complessiva delle tracce: 4 Musica: 3.5 Voce: 4.5 Copertina: 4.5 Copertina Limited Edition/First Press: 4.5 Contenuti DVD: 7.5
4.75
Media dei voti degli utenti: 6.25
Clicca qui per i voti dettagliati
![]() #02
Simo_chan
Voto: 7.5
mail
A me non dispiace affatto, soprattutto Love choco :3
2013-04-07 22:07:59
![]() |