
Difficile trovare in tutto il Giappone un'artista che prima di
Akiko Wada abbia promosso un'immagine di cantane donna forte, intraprendente, e soprattutto lontana dagli stilemi della musica tradizionale nipponica e dell'enka, che fino all'avvento dei
Jacks era ancora di grandissima tendenza. Difficile quinti scovare in tutto il Giappone una musicista che ha saputo essere pop prima ancora dell'avvento e della codificazione del j-pop stesso, una che ha saputo anticipare decenni di performer e cantautrici con la sola forza della sua presenza. E tutto sommato, non è proprio un merito da poco.
Nata il 10 Aprile 1950 a Tsuruhashi, nella prefettura di Osaka, la cantante nasce comunque con nome coreano, viste le sue origini dalla penisola di Corea:
Kim Bok-Ja, che per la vita di tutti i giorni, viene tramutato in
Fukuko Kaneumi. E' solo quando la ragazza ottiene la cittadinanza giapponese che il suo nome si tramuta in quello attuale, che continuerà a mantenere per tutta la sua carriera, anche col cambio di cognome dovuto al successivo matrimonio (
Akiko Iizuka).
Una carriera iniziata sotto il segno della ribellione: è a 17 anni che la ragazza lascia la scuola e comincia ad esibirsi in locali, anche nelle famose tea-rooms, al tempo assolutamente di moda. E' in uno di questi locali che il direttore della
Horipro,
Hori Takeo, la nota e la mette sotto contratto.
E' la voce, ma anche l'altezza (viene definita “
imperatrice” per la sua altezza fuori dal comune per gli standard giapponesi, ovverosia 1,74 m) a fare della giovane un pacchetto di tutto rispetto, che le consentirà di esprimersi ai massimi livelli nel rinnovamento della musica popolare del Sol Levante. E' quindi nel 1968 che la cantante esordisce con il singolo “
Hoshizora no Kodoku”, primo pezzo che testimonia la volontà da parte sua di diventare una cantante R&B a tutti gli effetti. Già dal secondo singolo, “
Doshaburi no Ame no Naka de” il successo non tarda ad arrivare e a plasmarne la fisionomia, che diventerà da allora una parte fondamentale del suo stesso successo. Si succedono quindi inviti al Kouhaku Uta Gassen (al quale parteciperà oltre 30 volte lungo la sua carriera ultraquarantennale), e performance in giro per il Paese, con un numero costante di singoli licenziato ogni anno.
E' interessante infatti notare come fino al 1987, anno della pubblicazione della sua prima raccolta, ma soprattutto fino al 1988, nell'Agosto del quale viene rilasciato il suo primo album “
Only Yesterday”, la cantante abbia pubblicato esclusivamente singolo (48 per la precisione prima di quella data), cementando il suo successo con canzoni spurie, che si sono poi riversate nelle varie raccolte promosse nel corso degli anni. E' comunque sia un'affermazione che passa anche dalla recitazione, riscuotendo altrettanti apprezzamenti. E già a partire dal 1970, il suo volto (dai tratti riconoscibilissimi) approda anche sugli schermi della Nazione, specialmente dopo la sua prima apparizione nel film “
Onna banchou noraneko rock”, che ne rende ancora più popolare l'immagine.
Da lì in poi il percorso sarà sempre costellato da ottimi consensi di pubblico, che le consentiranno di diventare uno dei personaggi femminili più amati e conosciuti da parte dei Giapponesi. Trasmissione televisive trasmesse tuttora (come “
Akko ni omakase!”), un buon numero di dischi (per quanto lontano dall'iperprolificità di tante sue colleghe più giovani) e tanto altro le consentiranno di essere ancora adesso un nome di punta dello show business nipponico, che si sa essere spietatissimo. Dopo quarant'anni e oltre, l'energia e la grinta di questa istituzione della storia del costume giapponese, ha ancora molto da dire, e non ne risparmia per nessuno.