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BoA
recensioni
di Bobby Drake
Pubblicata il 04 Settembre 2010
Nemmeno un anno dopo la pubblicazione del suo disco di debutto ID; Peace B, BoA ritornò sul mercato con il disco Don't Start Now (Jumping into the World). Il prodotto non era un vero album originale, ma più un mini-album di passaggio tra il primo disco e il futuro secondo NO.1. Il prodotto presenta in totale 14 tracce di cui solo 8 sono vere e proprie nuove canzoni mentre le restanti sono versioni in Inglese o in Cinese di suoi brani. Devo dire che l’idea di fare delle cover in cinese di suoi brani è stato davvero un ottima mossa di mercato poiché si è mostrata non solo come artista della Corea ma anche dell’Asia in generale e, soprattutto, ha fatto notare di saper parlare anche altre due lingue oltre la sua. Essendo un disco di inizio carriera, le tracce sono tutte legate al mondo del pop semplice, adolescenziale ma, per fortuna, mai banale. Non è presente nessuna grande sperimentazione musicale e la nostra BoA rimane molto attaccata all’emisfero più pop della musica anche se riesce a variare i ritmi, le melodie e lo stile nelle tracce che compongono questo disco.
Ad aprire il disco ci pensala ritmata Don't start now una melodica canzone pop dalla lieve influenza R&B. Qui la nostra ragazza si fa decisa, energica, vitale e piena di entusiasmo e interpreta le parti vocali con maestria e determinatezza cercando di non trasmettere solo l’immagine della ragazzina al pubblico, ma anche quella di una ragazza decisa e più matura. AGAIN invece rimane legata al mondo del pop in maniera abbastanza palese. La base musicale è cristallina, allegra, vitale, colorata e la nostra BoA appare proprio come una bambina in questo pezzo zuccheroso, mieloso e molto adolescenziale. Dalla forte influenza pop anni ’90 è invece DESTINY, una traccia pop/R&B alla vecchia maniera come ora non se ne sentono più. La base musicale è piuttosto cupa, essenziale e l’atmosfera che questo pezzo trasmette è quasi claustrofobica o comunque opprimente. Se vi piace il pop anni ’90 sicuramente questo pezzo farà per voi, ma se non siete degli amanti di questo modo di fare musica, saltate direttamente questo brano che nel complesso non è nulla di che. Come poteva mancare una ballata in un disco di BoA? Ebbene con Love letter la nostra ragazza ci annoia abbastanza su una melodia scadente, un ritmo noioso e un motivetto molto sulla falsa riga di celebri brani della cantante americana “Mariah Carey”. Per fortuna Love hurts non è un’altra ballata, ma una latineggiante traccia pop divertente ma dall’animo cupo. Le chitarre acustiche e le nocchere fanno da padrone in questo pezzo e, la cosa più interessante, è la parte rappata (non da BoA) che si può sentire verso metà pezzo per una trentina di secondi. Con POWER la nostra cantante ha deciso di buttarsi sul rock e sulle chitarre elettriche. Melodia arrabbiata, graffiante, cruda, dura che però si adatta davvero poco alla voce angelica e infantile di BoA, anche se nel ritornello cerca di intonare con più forza la parte vocale. Il pezzo devo dire è una delusione totale, ma per fortuna la sua cover giapponese pubblicata qualche anno dopo è migliore sotto l’aspetto musicale e del ritmo. Let U Go è una canzoncina pop senza arte ne parte. Noiosa, senza un ritmo, dal poco impatto e poco efficace, questo pezzo si ascolta con facilità ma lo si scorda totalmente dopo pochi secondi dalla fine. A seguire troviamo le versioni in inglese dei suoi precedenti pezzi SARA e ID; Peace B, pubblicati nel suo primo album, assieme alla versione in inglese di Don’t start now. Qui possiamo sentire bene che l’inglese della cantante è molto scolastico e che la sua pronuncia non è ottima, però, rispetto a molti altri artisti, in questi primi passi nel mondo dell’inglese la nostra BoA non se la cava male. Dreams come true è l’ultima traccia originale del disco ed è un’interessantissima canzone pop dalle lievi influenze dance e R&B che le donano un tocco in più efficace. Nel complesso come pezzo non presenta nulla di nuovo rispetto a quanto già sentito nei precedenti pezzi, però apprezziamo la voglia di BoA di sperimentare nuovi generi, seppur in maniera molto lieve. A chiudere il tutto ci pensano le versioni cinesi di Bimirilgi, SARA e ID; Peace B in cui la cantante sfoggia un cinese niente male, anche se non è che io ne capisca più di molto. Essendo un disco di passaggio e un disco dell’inizio della sua carriera, questo Don't Start Now (Jumping into the World) non è un sicuramente uno dei dischi meglio riusciti della cantante ma è più che altro servito a sperimentare nuove influenze musicali e linguistiche. Consiglio a tutti i fan della cantante di ascoltarlo almeno una volta ma per tutti coloro che vorrebbero ascoltare un disco pop evitate perché ci sono prodotti nettamente migliori Qualità complessiva delle tracce: 6.5 Musica: 6.5 Voce: 7 Copertina: 5.5
6.38
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