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BoA
recensioni
di Bobby Drake
Pubblicata il 24 Febbraio 2015
Riproposta ed aggiornata il 07 Aprile 2015
Sono passati quattro anni da quando BoA ha rilasciato il suo ultimo disco di inediti, “IDENTITY”, album che, purtroppo, non è riuscito a convincere appieno i fan, lasciando un po’ l’amaro in bocca a chi era abituato ad una BoA più allegra e spensierata rispetto a quella che si è presentata con questo disco. Detto questo, voglio sottolineare che invece io ho trovato questo disco uno dei più belli creati all’interno della discografia della ragazza poiché ha voluto mettere mano lei stessa alle sue canzoni, proponendosi con un lato più maturo e sperimentando suoni nuovi e melodie più raffinate e mature. In questi quattro anni di distacco da “IDENTITY”, la ragazza è un po’ sparita dalle scene nipponiche concentrandosi maggiormente sulla sua carriera in Giappone e sul suo primo film americano che, purtroppo, è stato decisamente un flop sia nella distribuzione che negli incassi. A sottolineare questa assenza anche il suo decimo anniversario di carriera, solitamente celebrato in grande stile tra gli artisti nipponici con best of, tour, album e uscite varie, è passato in sordina attraverso la pubblicazione di un best album digitale davvero senza infamia e senza gloria. Fortunatamente, dopo un singolo digitale e un singolo DVD, la cantante è tornata a rilasciare singoli facendo sperare i fan in un ritorno in scena nel breve tempo e, finalmente, nel settembre del 2014 uscì nei negozi “WHO’S BACK?” suo nuovo disco di inediti. La prima cosa che salta all’orecchio ascoltando questo album sia quando esso si distacchi dal precedente lavoro, proponendo pezzi pop più leggeri e spensierati rispetto a brani come “LAZER” o “Possibility” che, invece, hanno sottolineato il lato più maturo e adulto della ragazza. Con questo non voglio assolutamente dire che BoA abbia fatto un passo indietro e sia ritornata a fare del pop commerciale e senza troppe pretese, ma, affermo il contrario. Grazie a quanto proposto e sperimentato con “IDENTITY”, la ragazza è riuscita a superarsi e a proporre un disco pop decisamente intenso e brillante, con una tracklist solida e piena di brani eccezionali. Qualitativamente parlando, “IDENTITY” sicuramente risulta essere superiore a questo “WHO’S BACK?”, ma questo riesce comunque a risultare interessante e, quasi, meglio perché BoA ritorna alle radici del pop mostrando però quella maturità raggiunta con il precedente album. Diciamo che, senza “IDENTITY”, non ci sarebbe assolutamente stato nessun “WHO’S BACK?”, se BoA non avesse sperimentato pezzi più maturi, non sarebbe riuscita a creare un disco pop come questo.
Si comincia ad entrare nel mondo di “WHO'S BACK?” con “First Time”, una traccia che ci propone una BoA nuova rispetto alle sonorità e ai ritmi di “IDENTITY”. Se in “IDENTITY” avevamo una BoA più matura, cupa e decisamente più seria, con “First Time” la ragazza torna a giocare sulle melodie e sui suoni pop senza troppe pretese, facendo quello che riesce meglio: intrattenere. Sin dal primo ascolto di questo pezzo sembra di essere tornati indietro di sei anni al tempo di “THE FACE”, uno dei dischi meglio riusciti alla ragazza. Veloce, briosa e dalle forti influenze dance, questo frizzante brano ci ricorda quanto la giovane cantante abbia da offrire sul panorama j-pop, oramai saturo da un paio di anni di soli gruppi idol. Divertente, allegra e piena di colori, questo primo pezzo ci trasporta benissimo in questo nuovo viaggio con BoA che, dopo un paio di anni di silenzio, sembra essere tornata più in forma che mai. Grazie a “Shout It Out” ritroviamo invece i ritmi più R&B che hanno caratterizzato gran parte della discografia nipponica della ragazza. Da “BUMP BUMP!” a “LOSE YOUR MIND”, con questa “Shout It Out” BoA si ripropone in veste più urban grazie a strofe veloci e taglienti, un ritmo scanzonato dai forti beat di sottofondo, senza dimenticare naturalmente anche l’influenza più pop della sua musica che rende il tutto leggero e assai piacevole da ascoltare più e più volte. Pensavo che la BoA più R&B fosse sparita per sempre dopo gli ultimi lavori, ma, fortunatamente, la ragazza ha deciso di non lasciare da parte uno dei suoi lati migliori. A seguire (tralasciando “Only One” di cui abbiamo già parlato in separata sede) troviamo “FUN”, uno dei più divertenti brani di questo disco. Anche con questo pezzo torniamo indietro al tempo di “THE FACE”, quel periodo in cui BoA proponeva pezzi pop leggeri, ma incisivi e dalla musicalità esplosiva e colorata. “FUN” fa parte di questo gruppo di canzoni, quelle più spensierate, quelle divertenti e quelle al 100% pop, senza alcuna influenza R&B, rock o dance, il buon vecchio pop commerciale e orecchiabile fin dal primo ascolto. Dopo un periodo di sperimentazioni più mature e sonorità più adulte (vedi il periodo “IDENTITY”, periodo, tra l’altro, che ho apprezzato tantissimo), la ragazza ha deciso di tornare indietro su suoi passi e di riproporci delle melodie semplici e orecchiabili che possano metterci allegria addosso con facilità e senza nessuna pretesa. Solitamente dopo che un’artista propone melodie più mature per poi tornare indietro a pezzi più semplici sembra quasi un fallimento, ma, in questo caso, la nostra cara ragazza è riuscita nell’intento regalandoci un brano semplice, ma brillante. Continuiamo questa scia di canzoni pop con “Message”, un brano relativamente più lento rispetto al precedente e dalla verve più romantica. Accompagnato per tutta la sua durata da una chitarra acustica e da un clapping continuo, con “Message” la cantante ha voluto unire assieme il suo lato più sentimentale con il pop più leggero e semplice. Detto così sembra una canzonetta da due soldi, e invece non è assolutamente in tale maniera, ma, il pezzo, riesce nell’intento di intrattenere con facilità senza cadere nella banalità grazie proprio a questo suo lato più sentimentale. “WOO WEEKEND” uscì cinque mesi dopo la pubblicazione di quel piccolo gioiellino che è “IDENTITY”, durante l’estate, per cercare di risollevare le vendite in Giappone e per non lasciare a bocca asciutta i fan per troppo tempo. Se ascoltato al tempo, questo brano era semplicemente un grosso errore, qualcosa di creato senza pretese e senza nessun “fil rouge” con il precedente disco, un pezzo a sé stante fuori da ogni contesto. Inserito però all’interno di questo disco, nel quale il pop più puro e semplice fa da padrone, il brano si amalgama perfettamente con il resto della tracklist e risulta davvero piacevole. Era passato troppo poco tempo a distanza da “IDENTITY” per poter proporre un pezzo così pop e così semplice, ma, fortunatamente, sono riusciti ad inserirlo perfettamente all’interno di questo album. “Milestone” è la ballata per eccellenza del disco e la ballata meglio riuscita nella discografia di BoA. Per chi è abituato a leggere le mie recensioni, sapete che non sono assolutamente un amante delle j-ballad, pezzi che, nella maggior parte dei casi, risultano noiosi, banali, pedanti e troppo pesanti, ma, in questo caso, la nostra cara ragazza è riuscita a creare un gioiellino, così, dal nulla. Interamente accompagnata da un pianoforte, “Milestone”, come dice il titolo stesso, è una pietra miliare nella discografia di BoA. Dolce, romantica, intensa e piena di pathos, sono solo alcune delle caratteristiche che possono descrivere questa decisa ballata nella quale la stessa BoA da mostra delle sue doti canore che, ogni tanto, risultano troppo in secondo piano. Si continua con le canzoni lente grazie a “I SEE ME”, pezzo uscito come singolo digitale nel periodo meno prolifero della cantante. Anche in questo caso ci troviamo davanti ad una lenta canzone al pianoforte, ma, a differenza del precedente pezzo che racchiude in se tutta la potenza di BoA, con questa “I SEE ME” la ragazza si prende meno sul serio e ci propone una ballatina pop semplice e delicata che, nel complesso, con semplicità riesce a rilassare l’ascoltatore. “MASAYUME CHASING” è una vera e propria rivelazione all’interno di questo disco. Uscita come ultimo singolo prima dell’arrivo dell’album, la canzone è decisamente carica e piena di energia. Caratterizzata da strofe lente, il brano sembra partire come una possibile ballata per poi, sorprendentemente, trasformarsi in un vigoroso pezzo pop colmo di vitalità e di vivacità grazie ad un ritornello bello ritmato e ad una melodia orecchiabile al punto giusto. Degno di nota è sicuramente la strofa finale nella quale la nostra BoA si esibisce in un breve pezzo simil rap che non guasta assolutamente l’atmosfera, ma che, anzi, rende il tutto ancora più intrigante e divertente. Passando oltre “The Shadow”, pezzo in versione giapponese dell’omonimo brano inserito in “Only One”, troviamo la terza ballata del disco “close to me”. Anche qui ci troviamo davanti ad una lenta e tranquilla traccia pop che si pone a metà strada tra “Milestone” e “I SEE ME”: non ci troviamo davanti ai toni gravi della prima, ma non siamo nemmeno davanti alla leggerezza della seconda. Lenta, romantica, piena di forza e di sentimento, con questo pezzo BoA riesce davvero a trasmettere il romanticismo dentro di lei grazie alla sua forza canora e alla melodia del brano che, nel ritornello, crea un mondo fatto di colori e di pathos. Un altro bell’esempio di come, se si vuole, si possa realizzare una bella ballata senza cadere nello scontato e nel banale. “Call my name” cambia ancora registro e ci porta, questa volta, all’epoca di “IDENTITY” poiché, con il suo ritmo e la sua base, sembra essere uscito da quel periodo della carriera di BoA. Un po’ più cupo rispetto agli altri brani pop, questo pezzo convince subito al primo ascolto grazie ad un ritmo deciso e ben scandito e ad un ritornello orecchiabile. Come dicevo, la traccia sembra essere una b-side di “IDENTITY” poiché ricorda tantissimo altri pezzi all’interno di quel disco e, inserirla all’interno di questo “WHO’S BACK?” fa sì che tutti ci ricordiamo di quel gioiellino. Unico pezzo che, a parere di chi scrive, stona un po’ all’interno di questo album è “Baby you…” che, rispetto a tutto quanto ascoltato, non lascia molto all’ascoltatore. Sì, nel complesso il brano è un pezzo pop carino e passabile, ma, rispetto agli altri, non riesce a spiccare per vita propria e si ascolta poiché inserito all’interno della tracklist. Il pezzo è quindi passabile, ma solo quello, non propone nulla di eccezionale né di particolare rispetto al resto. Come poteva non essere incaricata “Tail of Hope” di chiudere questo splendido album? Dico ciò perché trovo che con “Tail of Hope” la nostra BoA torna ai suoi vent’anni. Correva l’anno 2007 (quasi dieci anni fa) e nei negozi giapponesi usciva “MADE IN TWENTY (20)” disco non troppo eccezionale nella discografia di BoA, ma che segnava il debutto dei vent’anni della ragazza. A parte alcune canzoni non proprio degne di nota, questo album ha avuto il compito di contenere dentro di se “Key of Heart” uno dei pezzo più divertenti e spensierati nella discografia della ragazza e, sinceramente, uno dei miei preferiti. Ecco, “Tail of Hope” sembra proprio il seguito diretto di questo pezzo poiché, come “Key of Heart” al tempo, l’unico suo compito è quello di divertire e di trasmettere allegria. Leggera e caratterizzata da una melodia colorata, questa traccia non può che conquistare fin dal primo ascolto grazie al suo ritmo scanzonato e ai beat di sottofondo che rendono il tutto assolutamente piacevole, donando anche energia all’ascoltatore. Voglio sinceramente ringraziare BoA per aver interpretato questo brano perché ci ricorda che, possiamo anche crescere e cambiare percorsi nella nostra vita, ma le nostre radici non si abbandonano mai. Il DVD contenuto nella versione limitata del disco contiene i videoclip di tutti i precedenti pezzi rilasciati da BoA come singoli e un documentario in lingua giapponese sulla realizzazione del disco. Dei videoclip, consiglio vivamente la visione di “Shout It Out”, “Milestone” e di “Tail of Hope”. Voglio concludere semplicemente dicendo che, questi quattro anni, sono assolutamente serviti a BoA per poter pensare a come tornare in scena in grande stile. Il disco non è riuscito sicuramente a vendere come i suoi precedenti lavori, ma è riuscito a far tornare in scena la ragazza in pieno stile e, possiamo dire, il rischio che l’album potesse essere mediocre e scialbo era assai alto. Qualità complessiva delle tracce: 9.5 Musica: 9.5 Voce: 9.5 Copertina: 9 Contenuti DVD: 9.5 Cover DVD: 9
9.33
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Kikyo91
Voto: 9.5
http
mail
Uno dei miei album preferiti di BoA. E già questo dice tutto. Identity mi era piaciucchiato, ma io sono molto legata allo stile di BoA più "pop/leggiadro" dei precedenti lavori, difatti dopo il debutto Americano avevo un po' storto il naso...contavo molto su questo album, poichè gli ultimi singoli li avevo letteralmente adorati e centravano perfettamente i miei gusti! Infatti non mi ha affatto delusa! è un piccolo gioiellino che meritava MOLTE più vendite (piango se penso che una volta BoA riusciva ad arrivare al milione, mentre ora se vende 20.000 copie è già tanto...) Spero che BoA continui su questa strada, che è quella giusta!!
2015-03-01 15:14:00
#02
kumimoto
Voto: 9.5
mail
Questo è IL disco della discografia giapponese di BoA, ad oggi lo considero il migliore della sua carriera giapponese ma rientra nella mia top 5 dei miei dischi preferiti della carriera di BoA in generale, è strano dire una cosa del genere perché all'interno del disco è presente un solo inedito ma la coesione delle traccie nei singoli usciti (dai concept curatissimi e bellissimi) è sorprendente! Sono rimasta delusa dal concept dal disco che è un po' deboluccio ma per il resto questo disco è davvero perfetto.
2015-05-13 06:34:43
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