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Fayray
recensioni
di kikkokat
Pubblicata il 15 Febbraio 2010
Dopo il debutto dance, due album pop acustici e un disco di ballate patinate, Fayray propone "HOURGLASS" (pubblicato in Giappone il 27 Ottobre 2004), opera pop-jazz. La cantautrice ancora una volta vuole cambiare e aprirsi a nuovi orizzonti musicali, ma stavolta il risultato non è tra i migliori (specie se paragonato all'album successivo, "Hikari to Kage").Da "HOURGLASS" sono stati estratti quattro singoli: "Negai", "look into my eyes", "Aishite mo Aishitarinai" e per finire "Kuchizuke".Il disco non è stato all'altezza dei precedenti in termine di vendite, in quanto seppur raggiunto il n.7 come posizione massima nella Oricon Weekly Album Chart, ha venduto complessivamente circa 47.000 copie, un numero esiguo se confrontato ai risultati di "Shiroi Hana" e di "genuine".
L'opera si apre con "first time", bellissima canzone d'amore piena di un'atmosfera calda e avvolgente. Il pezzo è completamente cantato in inglese, e l'arrangiamento è semplice ma d'impatto. All'inizio si sentono degli accordi di basso e niente più. La voce di Minako è molto controllata e come al solito, molto sexy. Poco prima del ritornello si introducono degli accordi di pianoforte, che si sciolgono con il ritornello. Una canzone molto atipica per una cantante giapponese. Segue "Negai", una ballata che inizia con una melodia di pianoforte. La voce di Fayray è particolarmente struggente, e crea un feeling da brividi. Gli archi fanno capolino prima del ritornello, per poi distendersi completamente. Dopo il ritornello, c'è un bel giro di chitarra acustica, e per dare maggiore enfasi, entrano in scena le percussioni e sparisce il piano. Una ballata molto bella e concordo con il fatto che sia uscita come singolo, perché merita davvero. Purtroppo c'è un arresto con la traccia successiva, "Saisho de saigo no koi". Sebbene si entri in atmosfere a me più congeniali (ovvero acustico-folk), il pezzo non decolla neanche dopo svariati ascolti. L'arrangiamento è anonimo, costituito per lo piu' da chitarre acustiche e pianoforte. Qualcosa di già trito e ritrito, che spezza l'armonia venutasi a creare con i due pezzi precedenti. Si prosegue con "feel", un incantevole pezzo che si apre con un giro di chitarra acustica che non dà tregua, con qua e là sprazzi di piano. Si introduce poi un ritmo di percussioni che ben si sposano con la melodia di chitarra sopra citata. Posso affermare che "feel" è un po' l'apripista al sound che si creerà nel seguente album, "Hikari to kage" (secondo me il migliore della sua carriera). Un pezzo davvero geniale, che da un'impennata all'opera. Nel "bridge" c'è uno splendido assolo di pianoforte, che trascina la canzone in un climax sempre più straordinario. Poi è il turno di "Momi no ki-jyu no kumikyoku", brano totalmente strumentale e suonato al pianoforte. In realtà non si tratta di una composizione di Fayray (nonostante il titolo in giapponese), bensì del compositore finnico Jean Sibelius. La traccia è molto jazz, e ben riprende il tema di tutto l'album. Il piano è suonato con molta maestria ed eleganza. La prossima canzone in lista è "Shiroi nigatsu", una delle mie preferite insieme a "feel". Anche "Shiroi nigatsu" fa un po' da predecessore a quello che poi sarà il prossimo album di Fayray, poiché le atmosfere eteree e post-rock sono gli ingredienti vincenti del pezzo. All'inizio si sente subito la voce di Minako, su un tappeto fatto di musica un po' sintetizzata e accompagnata ovviamente da note dell'immancabile pianoforte. La canzone ha sempre un crescendo, all'inizio può sembrare leggermente noiosa, ma basta ascoltarla attentamente fino alla fine per capirne tutta la potenzialità. Tutta l'atmosfera in sé ricorda molto Enya, qualcosa di magico e cristallino. Molto belli i vocalizzi di Fayray nel "bridge", che danno ulteriormente un tocco di classe alla canzone, già sontuosa di suo. Successivamente è il turno di "Michi", un altro pezzo molto promettente. La traccia si apre subito con tocchi di percussioni e di basso, e non mancano neanche le chitarre acustiche ed elettriche. Il ritornello scivola via in maniera divina, come un paesaggio che si vede mentre con l'auto si scorre l'autostrada. Nella parte centrale c'è un assolo di chitarra flamenco, che spezza un po' l'atmosfera del pezzo ma non la rovina. Si prosegue con "look into my eyes", traccia pop jazz ben riuscita. Il pianoforte che apre il brano ha una melodia molto struggente. Anche la voce di Fayray è un po' sofferta, poi timidamente si fanno avanti gli archi e piccoli colpi di percussioni. Dopo il primo ritornello ci sono accenni di chitarra elettrica, infine la canzone prende definitivamente il volo con la voce di Fayray che si fa ancora più emozionante e le percussioni che rendono il tutto più veloce. Anche l'orchestra, con il secondo ritornello, sembra riprendere vita e addirittura nel "bridge" ci sono fantastiche esecuzioni di violini e violoncelli. Tocca ora a "living without you", altro pezzo cantato completamente in inglese. La canzone si apre su un tappeto di archi e una melodia sintetizzata. Dopo, finalmente fa capolino un giro di pianoforte e Fayray dopo quasi un minuto dall'inizio, comincia a cantare. La pronuncia della ragazza è completamente perfetta, e la sua voce è davvero meravigliosa, da brividi. L'arrangiamento del pezzo è quasi tutto al pianoforte, ma non è una cosa negativa. E' infatti suonato molto bene e spesso cambia melodia, facendo sì che l'ascoltatore non si annoi. Questa ballata è davvero una gemma, e l'avrei preferita posizionata come pezzo che concludeva l'album visto il potenziale emotivo che suscita. La traccia seguente è la potente "Kuchizuke", una ballata malinconica ma assolutamente non banale. Anche in questo caso è il pianoforte ad aprire il tutto, una melodia ancora più triste del pezzo precedente. Dalla seconda strofa in poi, l'arrangiamento è scandito dalle percussioni e prima del secondo refrain irrompono gli archi, che rendono il feeling del pezzo decisamente epico. C'è molta malinconia in questa canzone, un desiderio struggente di esprimere un forte dolore. Purtroppo c'è un arresto con "Aishite mo aishitarinai", canzone in pieno stile jazz. Se siete amanti di questo genere, sicuramente vi piacerà molto. A me però le incursioni jazzoidi non sono mai andate a genio, quindi il risultato finale della canzone lo giudico negativo. E' nuovamente il piano a reggere tutto il calderone, e non so perché, ma in questa traccia Minako canta in maniera poco convincente. C'è però da ammettere che almeno in questa canzone, la cantautrice sfodera degli strumenti musicali che prima non aveva toccato. Mi riferisco all'organo, al sassofono e al trombone. L'album si chiude con "Namae", un altro pezzo poco convincente. Per l'ennesima volta Fayray non vuole mollare il pianoforte, e crea un arrangiamento piuttosto pesante da digerire. Il pezzo non decolla assolutamente, ed è un peccato che sia stato incluso nell'album a discapito della bellissima "Someday", brano che si trova come b-side del singolo "Kuchizuke", e che per sonorità e feeling, avrebbe chiuso l'opera in maniera divina.
"HOURGLASS" uscì a suo tempo anche in edizione CD+DVD. Purtroppo non ho molte informazioni riguardo al DVD, ma so di per certo che contiene un making of dell'album e i PV dei quattro singoli. Purtroppo questa versione è out of print, quindi introvabile. Il booklet del Cd è molto particolare, e sancisce l'inizio della collaborazione tra Fayray e il fotografo americano David Komurek. Le foto sono tutte ambientate in USA, con Minako vestita in abiti semplici che cammina per le strade, oppure seduta davanti ad un parco o sui gradini dell'ingresso di qualche abitazione. "HOURGLASS" è un album che contiene molte gemme, ma Fayray stavolta ha osato sperimentare un po' troppo con il jazz, genere molto difficile e piuttosto di nicchia, specie in Giappone. Per fortuna è un caso unico, visto che l'album successivo sarà qualcosa di ben lontano ma soprattutto di magnifico. Qualità complessiva delle tracce: 7 Musica: 8 Voce: 8.5 Copertina: 8.5 Booklet: 9 Contenuti DVD: 7
8
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