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Motohiro Hata
recensioni
di zefis90
Pubblicata il 20 Settembre 2010
Riproposta ed aggiornata il 23 Settembre 2010 Al giorno d'oggi, sembra sempre più difficile trovare cantautori, i quali, con una formula ridotta e scarna, completamente in linea con gli intenti iniziali, riescano ciò nonostante a risultare sempre diversi e a non reiterarsi alla ricerca dei loro più grandi successi. Così fortunatamente non è: sì, Motohiro Hata alla fine, suona la sua chitarra e al limite modifica gli arrangiamenti inserendo archi e bassi all'interno del contesto melodico. Ecco però che i cambiamenti costanti che impone nelle sue melodie, ottenuti anche attraverso lo splendido uso che fa della sua voce (di un'intensità che è difficilissimo riscontrare tra i cantanti giapponesi maschi), mettono subito in evidenza che non si tratta in alcun modo di un artista che abbia la benché minima intenzione di ripetersi. Seppur in nuce, l'abbozzo successivo da cui si dipartirà quasi tutta la carriera del cantautore è contenuto proprio in questo piccolo, ma ricchissimo mini-album, “Bokura wo tsunagu mono”. Cinque tracce, cinque piccoli specchi per comprendere il mondo intimo e delicato del ragazzo, che si svela appieno nella sua pulsante emozione e nella passione che solo piccoli e leggeri accordi di chitarra come questi sanno far scaturire. E ad aprire le danze ci pensa, come di norma, la splendida title track, “Bokura wo tsunagu mono”, che ci accompagna sognante e nostalgica nei suoi sei minuti scarsi di durata. La signature song del cantautore, quella che l'ha reso noto e ha contribuito enormemente ad espandere il suo pubblico, è una struggente canzone intrisa di passione e di sentimento, totalmente immersa nello spirito caldo ed evocativo della voce di Motohiro, che usandola quasi meglio della sua chitarra, intona un ritornello memorabile, splendidamente gestito nei continui cambi di arrangiamento che lo interessano (dapprima, soltanto la chitarra acustica sposata al violoncello, successivamente una batteria che, appena sfiorata inizialmente, acquisisce via via potenza ed espressività, unendosi infine ad un'orchestra di archi che in tutta la sua dolcezza, accompagna fedelmente la melodia, interamente imperniata sul cantato a tratti sensuale, a tratti spavaldo dell'artista, che qui propone una delle sue interpretazioni più riuscite ed ammalianti. E a confermarlo, bastano soltanto i primi venticinque secondi della successiva “Ao”, interamente cantati a cappella, dove si può apprezzare a pieno l'ottima impostazione della voce, che qui, più che nel pezzo appena trascorso, diventa vera ed indiscussa protagonista. Il brano è piacevole, ben espresso e delineato: la chitarra, assieme alle percussioni ed al basso in sottofondo, forniscono un tappeto sonoro adatto a far adagiare con cura e premura i toni estivi della melodia, che si diparte dal formato canzone classico, sembrando più che altro proporre in fila una strofa dopo l'altra (anche se il ritornello, seppur non con fortissima evidenza, compare all'interno della traccia), un esperimento inconsueto ma sicuramente azzeccato. Pezzo midtempo invece a seguire: “Kisetsu ga warau” esprime la capacità di chitarrista di Motohiro al massimo delle sue potenzialità, risultando più appassionato ed appassionante che mai. Certo, l'inserzione a metà disco, dopo la splendida canzone d'inizio e la riconferma successiva, fa un po' apparire sottotono questo brano, che tuttavia risulta essere tutto fuorché scontato o noioso. Il ritmo è piacevolissimo, i vari passaggi si susseguono puliti e precisi, insomma, si tratta di una bella traccia di transizione che ci prepara alla seconda perla dell'EP. “Synchro”, altra composizione apprezzatissima dai fans e primo singolo nella carriera dell'artista, presenta per la prima volta una ritmica frizzantina e trascinante, coadiuvata anche dall'interpretazione più veloce e spedita di Hata, che dimostra di quanta energia e potenza sia dotato con giusto minime variazioni di intensità e colore. I continui controtempi di batteria, in perpetuo anticipo rispetto allo scandire della parte melodica, sommati alle discrete variazioni di registro (che si fa più placido durante le strofe, per poi aumentare di tono in occasione dei ritornelli), fanno del brano in questione un interessante esempio di egregia costruzione musicale basata su idee semplici ed alquanto derivative, se si vuole. Il risultato però non potrebbe essere dei migliori. In chiusura, la malinconica e carezzevole “dot” ci accompagna verso la fine del percorso tracciato dall'artista, riproponendo nella sostanza la formula già analizzata con la precedente “Synchro”, ma spostando il baricentro dell'arrangiamento verso una prevalenza di suoni lenti e smorzati, lasciando ancora una volta, percepire al meglio i sentimenti di cui il cantautore lascia pervadere l'intera sua opera. Probabilmente il pezzo più sottotono del disco, risulta comunque una chiusura più adeguata ed in perfetto spirito con l'armonia rilassata, ma fervida, del suo originatore. Disco che purtroppo è rimasto ludibrio soltanto di pochi fedeli, anche in seguito alla sua riproposizione due anni dopo, non tarda a far notare con evidenza e notevole eleganza l'intento da parte di Motohiro di mostrare al pubblico che il cantautorato ancora ha molte cartucce da sparare, non si ripropone e si reinventa giorno dopo giorno, anche con pochissimi mezzi in dotazione. E la sua carriera, sempre più in ascesa, sta dimostrando che la pura emozione non smette ancora di riservare molte sorprese. Qualità complessiva delle tracce: 8 Musica: 8 Voce: 9 Copertina: 7.5
8.13
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