Ryuichi Sakamoto, nato nel 1952 a Tokyo, sin da piccolo non si è mai voluto considerare un cittadino esclusivamente giapponese, estendendo i confini della sua nazionalità a tutto il mondo. Forse è anche per questo motivo che, sin da giovanissimo, cominciò a comporre musica ispirata all'arcipelago di Okinawa, ai ritmi del Brasile e alle sonorità dell'Indonesia, oltre ad essere attratto dalle composizioni classiche per pianoforte specialmente del periodo romantico, di cui diventerà un interprete di primo livello. Infatti, ecco che Ryuichi ottiene, ancora alquanto giovane, un Bachelor Degree of Arts alla prestigiosa Tokyo National University of Fine Arts and Music, oltre ad un Master Degree of Arts per lo speciale interesse che lo contraddistingue nella sperimentazione elettronica e nella ricerca di insolite e raffinate musiche etniche.
Dopo aver lavorato come un musicista in prestito per altri gruppi musicali, fonda nel 1978, assieme a Haruomi Hosono e Yukihiro Takahashi, i Yellow Magic Orchestra, trio famoso a livello internazionale per le sue ricerche nel campo della musica elettronica e synthpop, e attivo tuttora. Parallelamente però, Sakamoto si dedica anche alla sua carriera da solista, pubblicando, sempre nel 1978, il suo primo album, “The thousand knives of Ryuichi Sakamoto”, che ottenne un buon successo di pubblico e di critica. Successivamente si dedicò, negli anni '80, alla realizzazione di diversi album basati quasi esclusivamente sulla collaborazione tra pianoforte e sintetizzatore, che si avvalsero anche del contributo di grandissimi artisti dell'Occidente, come David Sylvian, David Byrne e Iggy Pop. Ciò che colpisce di più della musica di Ryuichi è che spazia dalla varietà sperimentale di dischi come “Illustrated Musical Encyclopedia”, alla focalizzazione verso un unico tema, come nel caso di “Futurista”, incentrato sulla tematica del futurismo italiano, rendendolo probabilmente il più imprevedibile artista del Giappone in quel momento.
Come alla fine degli anni '80, la sua carriera cominciò a estendersi anche oltre il Giappone, poté accrescere la sua musica di vari influssi derivati dalla sue infinite collaborazioni, mischiandoli con il suo indomabile interesse verso panorami più artificiali ed elettronici, come è evidente in “Smoochy” del 1996, album intriso di sonorità latinoamericane a cui si accosta uno spiccato e radicale uso dei sintetizzatori. Tramite questi album, la sua fama si espande a livello mondiale e sempre più registi lo richiedono come compositore di potenti, ma al contempo colonne sonore. Ecco che quindi realizza soundtracks per film come “Cime tempestose” di Peter Kosminsky e “Il piccolo Buddha” di Bertolucci, diventando quindi un apprezzatissimo scorer per film, e presto anche per anime e videogiochi.
Gli ultimi anni sono volti ad un maggiore ripiegamento dello sperimentalismo occorso nei primi due decenni si carriera, a favore di una maggiore impiego del suo strumento prediletto, il pianoforte, e di una ritrovata voglia di giocare con le note, creando armonie e suggestioni insolite ed inedite. Lo testimoniano gli album “Vrioon”(2002) e “Insen”(2005), versione quasi più minimalista e intima del precedente lavoro. Attualmente Ryuichi è partito per un lunghissimo tour che lo porterà in tutta l'Europa. Chissà quali nuovi affascinanti percorsi riuscirà a creare con la sua musica in seguito?