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SAWA
recensioni
di zefis90
Pubblicata il 19 Aprile 2010
Ammettiamolo, l'electropop tout-court sta scontando veramente un declino inesorabile. L'ultimo album deicapsule avrebbe potuto uscire dieci anni fa, e la differenza non si sarebbe minimamente avvertita, le Perfumesembrano essere le uniche a proporre un technopop scevro da altre influenze, già tutti gli altri esponenti del genere stanno cambiando impronta e proponendo stili più solidi e variegati. Anche SAWA, e fortunatamente mi scappa da dire, non costituisce un'eccezione. Accostando a brani aerati e atmosferici pezzi invece vicini al cantautorato latinoamericano, in "Ai ni iku yo" la nostra ragazza propone una formula che musicalmente parlando risulta essere molto convincente e una carta vincente dei suoi ultimi lavori, che spero risultino essere sempre più strutturati e con una ricerca del suono poliedrica come lo è adesso. Lavori che stanno prendendo una piega interessante e che mostrano una certa intelligenza commerciale da parte della ragazza. Anche se un fallimento per quanto riguarda le vendite, SAWA mostra di saper indovinare nelle sue scelte. Piuttosto che realizzare lunghi e dischi electropop dei quali alla fine si ricorda giusto le tracce uscite come singoli, e il resto sono solo lunghi e trascurabili filler senza arte né parte, lei preferisce puntare su fatiche brevi, corte, ma della giusta lunghezza per coglierne molte sfumature e particolarità. Probabilmente non sarà la cantante più imprescindibile in ambito elettronico, ma sa il fatto suo e come promuoverlo al meglio. Non ci resta che sperare che la sua strada vada avanti in questo modo. La title track del lavoro, “Ai ni iku yo”, ci introduce al sound del lavoro, che però sembrerebbe essere completamente diverso rispetto a quando descritto in precedenza. Beats cristallini e limpidi, tappeto di base soffuso ed atmosferico, il tutto pare riportarci indietro a due anni fa, al debutto della cantante con il bolsissimo EP “Colors”, che sembrava promettere una carriera dell'ennesima artista eurodance senza la benché minima personalità. Sicuramente il pezzo in questione rimanda tantissimo alle fiacche melodie degli esordi, e anche SAWA, con questa vocina flebile e mielosa, ci mette del suo per farcelo tener presente, ma c'è un piccola, ed irrinunciabile, differenza. In questo caso la melodia è molto più strutturata, sa convogliare maggiormente l'attenzione sull'andamento della traccia, la cura per la base è diventata più accorta e sapiente, complessivamente quindi si tratta di un pezzo col suo perché, anche se niente di particolarmente avvincente. Già molto più interessante e gratificante è il secondo brano, “Jet coaster”, che con la direzione intrapresa dalla prima canzone non ha nessun riscontro. Bossa nova in salsa pop, costituisce un bell'esperimento dall'ampio, delicato respiro, in cui la ragazza riesce a dosare meglio la sua a volte vacillante flessione vocale e a condurre con maggior grazia anche l'andamento generale del pezzo, che in sé a livello musicale appare essere ben più complessa di quanto può sembrare originariamente. Beats e loops si susseguono senza sosta e sommessamente sotto la melodia principale scandita dall'uso ripetuto di una sensuale e drammatica chitarra acustica, synth che a sprazzi si rivela nella sua essenza, una complessazione degna dei Clazziquai Project prima della loro svolta techno, una vera delizia per chi cerca muri del suono potenti e stratificati. “Cider” ci trasporta invece in dolci e rasserenanti arrangiamenti funky, che gettano un riverbero estivo sulla traccia, modulata attraverso accenni a certa disco music d'annata e all'electropop romantico e velato oramai diventato status-quo della cantautrice. Brano carino, ma di nuovo difetta della non piacevolissima interpretazione di SAWA, che a tratti si smuove in certi impeti onestamente alquanto biasimabili, che avrebbero potuto essere soppressi a favore di una parte canora decisamente meno bizzarra e più classica,in questo caso sicuramente più apprezzabile. “Super looper”, invece, viene a smuovere un po' l'animo e a completare l'opera, proponendo un piccolo gioiellino techno come se ne sentono raramente in Giappone. Scandito da una ritmica ossessiva ed imperante, tipica di certa euro-dance del tempo che fu, la traccia si imposta su incastri melodici che farebbero veramente impallidire molte delle sue colleghe, promuovendo ancora ulteriormente il discorso di ricerca sonora iniziato con il buon “Swimming dancing”. L'armonia tra le varie sezioni musicali è ineccepibile, e finalmente anche la cantante mostra di saper duettare bene con le basi in un'interpretazione allegra e frizzantina, briosa e divertente, in quello che è senza tanti paragoni il miglior pezzo dell'EP. A chiudere infine “Samba de mar -NAKATSUKATAKESHI remix-", traccia bonus presente solo nella limitatissima (con le copie che vende) edizione del prodotto, la quale ci trasporta di nuovo sulle calde sonorità latinoamericane, in una samba allegra e spensierata su cui far danzare lievi influenze reggaeton e flebili tochi di synths che impreziosiscono una musica godibile e piacevole, a ritmo di un apparato di percussioni alquanto ben coordinato e arrangiato. Su di essi SAWA esegue la sua performance, che solo a tratti scade nel fastidioso, e che rare volte passa dal giapponese d'adozione (ricordiamoci che comunque lei è stata, anche se per brevissimo periodo, insegnante d'inglese, lingua che conosce molto bene) a timidi accenni di brasiliano che nel complesso funzionano piuttosto bene con l'atmosfera, densa di saudade, del brano. Una buona chiusura per un album abbastanza soddisfacente. Carino e brioso il videoclip girato per la title track, nel quale la cantautrice si improvvisa reporter in visita in una coloratissima casa infestata da spiriti e spettri vari, cercando di portarne testimonianza attraverso scatti fotografici, piano piano facendo breccia nell'ostilità degli inquilini non-morti con la sua musica e facendoli muovere al ritmo della sua musica e del suo cantato. Da notare che è il primo video in cui appare veramente bella senza eccessiva ostentazione della sua “kawaiiness” (termine coniato da me, me lo si passi), portando avanti il discorso videografico registrato con l'ottimo clip girato per “Swimming dancing”, a mio avviso uno dei migliori nel 2009. La ragazza sta finalmente imparando a farsi strada nel difficile mondo dell'electropop, a corredarsi di musicisti tali da valorizzarne i tratti più caratteristici e particolari senza renderla una marionetta, sta diventando una cantante sempre più piacevole e dotata di piglio e personalità, intraprendendo uno stile personale che spero sappia convogliarle molte soddisfazioni in futuro. Speriamo soltanto che non si bruci le idee subito. Qualità complessiva delle tracce: 7 Musica: 8 Voce: 5.5 Copertina: 6.5 Copertina Limited Edition/First Press: 6.5
6.7
Media dei voti degli utenti: 7.5
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