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SAWA
recensioni
di zefis90
Pubblicata il 10 Ottobre 2009
E' innegabile che questi ultimi due anni hanno visto esplodere in Giappone una mania per l'electropop, e più in generale, per la musica elettronica, che almeno nell'Asia intera non ha avuto precedenti. Capitanato da geniacci della grandezza delle Perfume e di MEG, il movimento ha portato al debutto di nuove promesse come immi e Mitsuki Aira, ridefinendone i confini e portandolo a nuove e interessantissime contaminazioni musicali. Perché ancora non ho nominato l'artista di cui mi accingo a recensire il disco? Semplice, il mini-album d'esordio di SAWA, “Colors”, non soltanto non presenta niente di originale, o quanto meno insolito, ma ha la strana peculiarità di avere avviato la nostra ad una carriera che non le si addice in nessun modo. Vocina flautata, acuti lievissimi e quasi sospirati, vocalizzi dolci e romantici: ditemi tutto questo cosa ha a che vedere con l'elettronica, che per definizione esige voci, se non potenti, perlomeno dinamiche e sicure. SAWA non riesce ad esprimersi come potrebbe, si confonde nelle melodie di base, che diventano preponderanti, il tutto in un scemando di potenza e gradevolezza, che fa pensare che il lavoro sarebbe potuto essere maggiormente strutturato, e atto a valorizzare quegli elementi che ne avrebbero reso un disco sicuramente più degno e particolare. Il mini-album viene introdotto con un pezzo che più sfortunato ed infelice non si può. “ManyColors” infatti, pur presentando una notevole base musicale, molto futuristica e spaziale (da notare l'utilizzo di potenti tastiere vocoderizzate una cifra stilistica che accompagna tutti e cinque i brani di questo lavoro), frutto della collaborazione di vari strumenti, elettronici e non, quest'ultima finisce per prendere il sopravvento e per rendere la voce di SAWA quasi un accessorio superfluo, un inutile orpello. I vocalizzi, squillanti e troppo alti, si mischiano come un sussurro nella musica che li accompagna, quasi che si vergognassero ad emergere e se ne stanno perciò ben nascosti, Il presentimento che deriva dalla prima traccia fortunatamente viene un po' smentito dal diretto seguito, e “Blue” ce ne dà una conferma. La base, molto meno cadenzata e decisamente più soffusa, permette alla cantante di esprimersi con maggiore grinta e di acquistare maggiore confidenza con sé stessa, aiutata in questo anche dalla ritmata batteria elettronica e dai beats lievi e appena accennati, tali da fare del pezzo un'armoniosa e delicata melodia dance. Il terzo brano sembrerebbe fornirci un discorso più originale, ma il condizionale suggerisce invece tutt'altro. “Yellow” all'inizio sembra una reinterpretazione di qualche melodia gospel-blues in chiave elettronica, vista la ritmica e l'utilizzo diffuso di applausi computerizzati, ma il tutto si risolve in una piattissima canzone priva di energia o di interesse, uno shibuya-kei di quelli che i Pizzicato Five si metterebbero a piangere, così vacuo e fiacco come appare. Ma non è solo la musica a guastare il tutto (magari!), perché SAWA ci mette il suo zampino. Giocando con sé stessa e i suoi acuti privi del benché minimo significato, la cantante sembra quasi volersi strozzare con le sue stesse mani, con note che a malapena riesce a raggiungere e a mantenere per qualche attimo, prima di doversi sostare e riprendere fiato. Inutile dire che canzoni di questo tipo dovrebbero rappresentare l'Area 51 per lei, non è concepibile che cerchi di raggiungere livelli canori a lei proibiti, passando per una chanteuse raffinata e sensuale, non è un ruolo che le si possa addire. Il quarto pezzo, “Pink”, è forse ancora peggiore. La musica non ha niente di particolare, è l'ennesima riproposizione di tremende ed insopportabili musichette da cartoon, di ritmi triti e ritriti, di un'elettronica che non emoziona e non coinvolge. Forse qui, più che in ogni altro pezzo, si accentua l'insanabile dicotomia tra la voce della cantante, troppo eterea e vellutata, e la base, più pesante e dall'impronta para para, che oltre a non aiutarla e a svalutarla, forse deturpa anche quanto di buono e di recuperabile c'è. Il mini-album si conclude con “Green”, pezzo che abbandona le “sperimentazioni” elettroniche per adottare invece uno stile molto più tendente alla tradizione latino-americana. La voce finalmente trova un campo d'azione in cui finalmente riesce a muoversi con maggiore eleganza e particolarità, aiutata in questo da una melodia languida e soffice come serviva fin dall'inizio per SAWA, che con l'elettronica purtroppo poco ci azzecca e poco continuerà ad azzeccarci, se si ostina a darsi ad un genere musicale che non la rappresenta per niente e ne svilisce le capacità. Cos'altro aggiungere a quanto già detto? SAWA non soltanto non fa un debutto coi fiocchi, ma finisce per perdesi in un mare di pezzi infelici e ridicolmente ripetitivi, che ne infiacchiscono le pur apprezzabili (in più di un caso) doti vocali e che di certo non prospettano l'inizio di una promettente e creativa discografica, stando almeno da quanto ci riserva questo lavoro. Sarà una lunga strada, prima che la nostra, almeno a mio avviso, riuscirà a produrre un buon disco, ascoltabile e degno del suo non disprezzabile talento. Qualità complessiva delle tracce: 4 Musica: 4 Voce: 6 Copertina: 5.5 Qualità Promo Picture: 5
4.9
Media dei voti degli utenti: 6.25
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Bobby Drake
Voto: 5
mail
A me subito l'artista aveva intrippato parecchio però, già al secondo ascolto, mi sono reso conto che il disco faceva acqua da tutte le parti. Le canzoni sono troppo simili e troppo piatte per essere ascoltate più di una volta. Speriamo che prima o poi che riesca a creare un disco accettabile poichè nell'electropop oramai si buttano tutti e artiste come immi e Mitsuki Aira hanno già fatto dei boom con i loro debutti, e SAWA dovrò creare un disco eccezzionale per entrare anche lei a far parte di queste nuove reclute eccezzionali.
2009-10-10 21:51:22
#02
nyayu
Voto: 7.5
http
mail
Mi trovo in disaccordo. COLORS è un buon prodotto electropop, poche tracce ma tutte ben fatte e per niente ripetitive. E' di una semplicità estrema poichè non sono canzoni elaborate o troppo ritmate come per esempio quelle di Aira Mitsuki, e si adattano alla voce di SAWA che per fortuna non viene neanche troppo stravolta dai sintetizzatori. Personalmente l'ho trovato un album delizioso e senza troppe pretese. Un 7.5 secondo me non glielo toglie nessuno.
2009-10-10 23:48:44
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