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Thelma Aoyama
recensioni
di Bobby Drake
Pubblicata il 25 Novembre 2012
Essendo oramai un “must” per i cantanti nipponici rilasciare un disco di cover sul mercato e, dopo l’enorme successo ottenuto da BENI con il suo “COVERS”, anche la Universal Music Japan ha pensato di rilanciare la oramai decaduta carriera di Thelma Aoyama con un album di cover. Per l’occasione è uscito a metà Novembre questo “MY COVERS” un disco in cui la Aoyama si cimenta in 10 famosi pezzi estrapolati dalla discografia americana dei più famosi artisti: si passa da un John Lennon ad un Michael Jackson con facilità, troppa facilità. Senza una linea guida e senza una particolare ragione, sembra quasi che la creatività dell’etichetta discografica sia finita e che, a corto di idee, abbiano deciso di buttare in un disco 10 pezzi presi qua e la senza nessuna logica e senza nessuna voglia; difatti il disco è semplicemente un completo disastro. I brani qui inseriti sono spenti, svogliati, senza nessuna verve e senza nessun collegamento con le rispettive versioni originali, risultando quindi fastidiosi ed inutili da ascoltare. Se il piano era quello di rilanciare una carriera senza metterci troppa energia, esso è fallito completamente dato che questo album dovrà finire per forza, entro breve, nel dimenticatoio della musical nipponica insieme a tutte le ultime proposte della nostra ragazza.
Il disco si apre davvero mediocremente con una cover spenta e ruvida di “Billie Jean” famosissimo pezzo del fu “Michael Jackson”. In questo pezzo la nostra Thelma si esibisce stancamente, apaticamente e tutta la verve, l’energia e la magia dell’originale vengono totalmente perse lasciando una melodia spenta, noiosa e soporifera. Devo dire che non è proprio da tutti riuscire a rovinare così un pezzo memorabile e sensazionale come questo. Come sempre non esiste album di cover nipponico senza un pezzo di Ne-Yo (che poi, cosa avrà di speciale questo cantante R&B americano proprio non riesco a capirlo) e senza questa “So Sick”, una delle peggiori ballate R&B della storia. Lenta, noioso, melodrammatica e senza vitalità, al canzone è sia stancante nella sua versione originale quanto in questa versione della Aoyama. A seguire troviamo “Every Breath You Take”, fantastica canzone dei The Police che, per l’occasione, Thelma interpreta assieme al cantante R&B americano Brian McKnight. Allora bisogna subito dire che questo è uno dei pezzi meglio riusciti nel genere delle canzoni lente nella storia della musica e, quindi, è difficile riuscire a rovinarla e, per fortuna, la Aoyama non ci è riuscita. Essendo memorabile l’originale, questa banalissima cover non è niente di male anche se, messa a confronto, non vale proprio nulla; ma proprio nulla. Come al solito l’accompagnamento musicale è pressoché inesistente e la voce dei due cantanti non riesce ad entrare nel cuore come fece quella dei The Police ma, in ogni caso, il pezzo si ascolta tranquillamente un paio di volte con conseguente ascolto della sua versione originale. Per cambiare completamente genere ci viene proposta “You Give Love A Bad Name” celebre pezzo del rocker Bon Jovi. Anche qui troviamo una buona base rock creata con l’utilizzo di chitarre elettriche e di una forte batteria e, come nel pezzo precedente, vale lo stesso discorso: bella l’originale, passabile questa cover. Ce l’aveva già proposta l’anno scorso Miho Fukuhara nel suo disco “The Soul Extreme EP” ma anche la Aoyama ha deciso di provarci con Jamiroquai e, nello specifico, con “Virtual Insanity”. Il pezzo si distacca poco dalla sua versione prima e, a parte una base musicale molto più scarna e molto meno magica, il ritmo e la melodia non cambiano di una virgola. Diciamo carina ma niente di ché cosa che, invece, “Honesty” non è. Se si vuole proporre Billy Joel, cara Thelma, bisogna avere le capacità e, come già era successo con Angela Aki nel suo “White”, anche qui il tentativo non è riuscito e la canzone risulta noiosa, pesante e decisamente non all’altezza dell’originale. Di “What’s Going On” preferire davvero non parlare perché è forse uno dei pezzi peggio riusciti all’interno del disco. Anche qui il confronto con Marvin Gaye è abissale e la nostra giovane ragazza non riesce proprio a riproporci l’energia e la profondità dell’originale. Passando oltre troviamo “This Love” cover del pezzo di debutto della band “Maroon 5” oramai famosissima in tutto il mondo. Vi ricordate l’allegria, la spensieratezza e la freschezza del brano? Bene, mettetele da parte e siate pronti ad ascoltare una canzone blanda, spenta, apatica e decisamente inutile. Altro da aggiungere? Direi proprio di no, se non che sarebbe stato meglio per la Aoyama re-interpretare questo brano in maniera completamente diversa. Volendo strafare la ragazza ci propone “I Don’t Want To Miss A Thing”, una delle più belle ballate degli Aerosmith mai realizzate. La voce di Steven Tyler nell’originale è semplicemente toccante, profonda, energica e piena di pathos mentre qui è piatta, semplicemente piatta. Niente note alte, niente profondità e niente verve nelle corde vocali di Thelma ma solo una piattezza disarmante. Ma cosa stiamo ascoltando una ballata o una ninna-nanna? Per fortuna il disco si conclude con “Imagine” di John Lennon. Essendo questa una delle canzoni, a mio avviso, più importanti nella storia della musica moderna, sarebbe stato meglio che la cantante evitasse di rovinarla con questa cover che non c’entra assolutamente nulla. Quasi allegra e troppo pop, la traccia sembra una di quelle canzonette j-pop estive di poco conto e che poco devono trasmettere, il classico pezzo estivo. Ma stiamo facendo davvero sul serio? Cioè vogliamo davvero ridurre questo meraviglioso pezzo in un branetto estivo? Senza parole, mi ritrovo davvero senza parole per questo completo fiasco. Nel DVD allegato alla versione limitata CD+DVD troviamo l’unica cosa interessante del disco, un live. Troviamo infatti l’MTV Unplugged di Thelma riassunto in pochi pezzi come “Soba ni Iru ne” (indimenticabile) e “Zutto.”. Come sempre gli unplugged sono le esibizioni live meglio riuscite e artisticamente più interessanti e, forse, sarebbe stato meglio pubblicare su un album questa esibizione piuttosto che proporci queste cover scarse e deludenti. Sinceramente non vi è altro da aggiungere a questa creazione. Se si fosse voluto davvero realizzare un buon disco si avrebbe dovuto fare come l’operazione commerciale “COVERS” di BENI ovvero scegliere pezzi non solo americani e proporre cover più personali e più adatte alla voce della Aoyama. Ma, avendo voluto creare in pochi giorni un album è naturale che il risultato sia questo buco nell’acqua per nulla memorabile e per nulla interessante. Qualità complessiva delle tracce: 3.5 Musica: 3.5 Voce: 4 Copertina: 7 Contenuti DVD: 7 Cover DVD: 7
5.33
Media dei voti degli utenti: 4
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Akemi
Voto: 4
mail
concordo a pieno, recensione perfetta. vedendo i pezzi mi ero incuriosita, pensavo che dato che i pezzi erano sublimi pensavo che le cover sarebbero state almeno memorabili e invece ho avuto una delusione senza pari; mi è venuto il magone a sentire certi pezzi come “You Give Love A Bad Name†o “Every Breath You Take†venir imbruttite cosî tanto, non pensavo fosse nemmeno possibile.
2012-11-25 18:18:58
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Pubblicato il 07⁄02⁄2016 | Scritto da Bobby Drake
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